Coestistenza di colture geneticamente modificate e colture tradizionali

Il 24 Aprile si è svolta una Tavola Rotonda, organizzata dalla Commissione Agricola dell'UE, sotto la direzione del Commissario per l'agricoltura Franz Fischler, per esaminare gli ultimi risultati della ricerca sulla coesistenza di colture tradizionali, comprese quelle biologiche. L'occasione doveva consentire di discutere su basi scientifiche necessarie per favorire la coesistenza sostenibile delle diverse pratiche agricole. Dopo la presentazione del Convegno, il Commissario Fischler, ha puntualizzato che "coesistenza significa garantire che i nostri agricoltori abbiano la possibilità di scegliere se vogliono produrre i propri prodotti in modo tradizionale, con metodo biologico o utilizzando prodotti geneticamente modificati autorizzati. L'unica soluzione è discutere apertamente e approfonditamente con tutte le parti interessate sulla base di solidi dati scientifici." Questo doveva essere l'obiettivo primario della Tavola Rotonda. Sinceramente su questo principio prioritario siamo rimasti delusi. I referenti scientifici che hanno relazionato nella mattinata sul mais e al pomeriggio su colza, non hanno portato grandi novità. La prima certezza che tutti hanno confermato è che le specie oggi più influenzate dalle modifiche genetiche, possono interagire con varietà della stessa specie da qualche metro di distanza a diversi chilometri. Dalle informazioni verbali trasmesse e non da documenti e numeri scientifici, emerge che la coesistenza della colza GM sarà quasi impossibile, poichè il polline ha un'alta vitalità e può fecondare diverse specie selvatiche. Il mais è meglio controllabile, la vitalità pollinica cade dopo alcune centinai di metri (400-600) ma in particolari condizioni ambientali e geografiche non c'è certezza che il polline non possa fecondare colture di mais convenzionale e biologico presente nel territorio. Interessante la testimonianza sull'esperienza spagnola. Il tecnico/dirigente di Syngenta, ha presentato la gestione molto professionale di un progetto chiuso su tutta la filiera. Tutte le attività sono state svolte su contratto, con gli agricoltori, con i mangimisti, con l'ente pubblico, ma ciò che è più significativo in una sola zona, la valle dell'Ebro e con una sola varietà. Nell'area scelta tutti gli agricoltori hanno coltivato la varietà GM e nella zona è stata creata un'area cuscinetto con assenza di mais. Il Prof. Papa dell'Università di Ancona ha presentato un lavoro di ricerca sulla biodiversità di mais. Nella sola Regione Marche, esistono oltre 40 tipologie di mais non brevettati, riprodotti da singoli agricoltori. Non sono state però indicate le distanze di coltivazione fra le diverse tipologie. Può essere un segnale positivo di coesistenza? In definitiva, la conferenza non ha sciolto molti dubbi, ha confermato che la contaminazione fra le varietà della stessa specie è una certezza e la coesistenza per ora può esistere solo se esiste una stessa condivisione fra tutti gli operatori di una filiera e fra tutti gli agricoltori di un'area/zona/territorio interessati al prodotto. Fuori da questo schema non c'è ancora garanzia di coesistenza. è certo che al momento la cautela e la prudenza dovrebbero essere le priorità che guidano le scelte di chi ha la responsabilità di aprire o chiudere le porte alla coltivazione di colture geneticamente modificate. In tale direzione è stato sottolineato il bisogno di discutere ampiamente ogni nuovo dato e ogni conoscenza scientifica senza pregiudizi. Fa riflettere ulteriormente la richiesta del presidente Pierre Pagesse del gruppo Cooperativo Limagrin, di considerare la soglia di tolleranza di contaminazione del 0,9% proposta dagli esperti di Bruxelles insufficiente, indicando come le contaminazioni in campo sono gestibili se la soglia è compresa fra 3,5% e 5%. Sottolineamo a questo punto ancora prudenza, quando il danno è fatto, non servirà dire ci siamo sbagliati.